XIV Premio Letterario Nazionale Città di Arona Gian Vincenzo Omodei Zorini

Sabato 10 novembre 2012, all’Hotel Concorde di Arona, il Circolo Culturale Gian Vincenzo Omodei Zorini ha premiato i vincitori della XIV edizione del Premio letterario Città di Arona, in una sala gremita.

Album fotografico (foto di Dino Recupero)

Il saluto della presidente Ornella Bertoldini:
"Quindici anni di iniziative, perché non c’è solo il premio, passati a veder nascere cultura da un incontro, da una presentazione, da un convegno storico, con tanti amici di sempre e nuovi legami divenuti collaborazioni, proposte, suggerimenti, novità. Quindici anni che oggi sfogliamo come un album pieno di volti ormai familiari.
Il 2012 è stato un anno volutamente intenso: in maggio a Sesto Calende, sostenuto fortemente dall’assessore alla cultura Silvia Fantino, si è svolto il convegno "Come nascevamo", del quale stiamo curando ora gli Atti, che ha accolto un largo consenso di partecipazione. Tra ottobre e novembre, tra Meina e Arona, abbiamo concertato tre appuntamenti con l’autore, oggi stiamo chiudendo la XIV edizione del Premio letterario. L’ultimo impegno per quest’anno è previsto per il 14 di dicembre, nell’aula magna della Città di Arona, con la casa editrice novarese Interlinea che celebrerà con noi e con i suoi più importanti autori il ventennale.
Mi soffermo per un attimo soltanto sulle tre sezioni in concorso, ognuna delle quali nella sua diversità si è dimostrata testimone del nostre tempo. Abbiamo visto giovani disorientati e giornalisti con inchieste coraggiose. Ma per quanto riguarda l’edito di poesia mi fa piacere ricordarla con le significative parole tratte da "Amore lontano" di Sebastiano Vassalli: "La poesia è vita che rimane impigliata in una trama di parole".

Il PREMIO ALLA CARRIERA è stato attribuito al senatore Enzo Bettiza, scrittore e giornalista, con la seguente motivazione: “Scrittore e giornalista tra i maggiori d’Europa, da sempre osserva fatti e protagonisti della scena mondiale con la visione del grande intellettuale,  articolata per comprendere a fondo la storia, la cultura e le ragioni di chi abbiamo di fronte, con particolare attenzione ai Paesi e ai popoli europei dell'Est, che ha  lungamente  percorsi e scandagliati”.

Enzo Bèttiza, nato a Spalato da una vecchia famiglia imprenditoriale dalmata, ha dedicato gran parte della sua vasta attività di scrittore ai problemi del comunismo, dei paesi dell’Est e dell’Europa centrale. La sua opera di romanziere originale, appartato, di ampio respiro europeo, per tanti aspetti morali e psicologici si inserisce nel filone della grande letteratura triestina del Novecento. In quest’opera narrativa, organicamente collegata nel quadro dei tre romanzi pubblicati da Mondadori (“La campagna elettorale” del 1953, “Il fantasma di Trieste” del 1960 e “I fantasmi di Mosca” del 1993), l’attenzione dello scrittore si approfondisce, aldilà della tragedia comunista, in una ricostruzione insieme minuta e polifonica dei maggiori problemi umani, culturali e artistici del nostro tempo. Un affresco che ormai spazia per migliaia di pagine. Tradotto fra l’altro nelle principali lingue europee, Bèttiza è considerato anche all’estero un autore singolare e non facilmente classificabile della letteratura italiana contemporanea.
La sua parallela opera di saggista, di cui citeremo “La nuova cultura tedesca” del 1965, “Il diario di Mosca” del 1967, “Il mistero di Lenin” del 1982, “L’anno della tigre” (Viaggio nella Cina di Deng) del 1987, ha costantemente accompagnato come strumento di scavo e di supporto la sua impegnata attività di romanziere.
Dal 1957 alla fine del 1964 è stato corrispondente da Vienna e poi da Mosca de “La Stampa”, nel quale è oggi di nuovo presente come editorialista e commentatore politico e culturale di punta.
Per dieci anni inviato e fondista del “Corriere della Sera”. Nel 1974, insieme con Indro Montanelli, ha fondato “il Giornale”, di cui è stato condirettore vicario fino al 1983.
Senatore ed europarlamentare dal 1976, ha svolto nel corso delle varie legislature le funzioni di presidente delle delegazioni parlamentari europee per i rapporti con la Jugoslavia, con la Cina e con l’Unione Sovietica.
Con il suo romanzo “Esilio” (Mondadori, 1996) ha vinto il premio Campiello nel 1996. Sempre per la Mondadori, nel 1998 ha pubblicato il volume “L’ombra rossa”, nel 1999 “Mostri sacri”, “La cavalcata del secolo” nel 2000, “Il libro perduto” nel 2005, “1956. Budapest: i giorni della rivoluzione” nel 2006, “La primavera di Praga. 1968: la rivoluzione dimenticata” nel 2008. Per la Vallecchi, nel 1966 ha pubblicato “L’altra Europa. Fisiologia del revisionismo nei paesi dell’Est”. Mentre per la Longanesi: “L’altra Germania. Inchiesta sulla repubblica di Ulbricht” nel 1968 e “Quale Pci? Anatomia di una crisi” nel 1969.

La medaglia del Presidente della Repubblica è stata conferita ad Alfredo Papale di Borgomanero, storico notissimo nella zona, con la motivazione:La non comune capacità di approfondire con rigore le ricerche e di trasmetterne i risultati a qualunque pubblico, ne ha fatto un punto di riferimento per studiosi e appassionati di storia locale”.

Lo ha presentato Liono Cerutti:
"In quasi 40 anni di operoso impegno, Alfredo Papale ha assommato una mole assai considerevole di lavori pubblicati. Certamente non si possono qui elencare i 295 titoli, dei suoi scritti: libri, saggi, articoli, migliaia e migliaia di pagine. Indagini, consultazioni in archivio, documenti studiati per ore ed ore, tradotti poi in testi di facile comprensione per lo stile accattivante della sua scrittura.
Per cogliere complessivamente la sua produzione, cito per aggregazione il numero degli studi pubblicati su riviste del territorio:
Bollettino storico per la provincia di Novara: 18 titoli
Novarien: 3 titoli. Su questo annuario Papale ha pubblicato il suo primo studio “L’archivio Molli di Borgomanero”, 1974.
Paese nuovo: 13 titoli.
De valle Siccida: 10 titoli
Verbanus: 3 titoli
In questo elenco devo inserire due riviste sulle quali Papale ha pubblicato molti articoli con dovizia di argomenti: Le Rive con 24 titoli e Lo Strona con 8 titoli.
Ha collaborato con settimanali (L’Informatore, Corriere Valsesiano, Notizia oggi), riviste e numeri unici (Sancarlone, Remmaliju, L’araldo, Il Voltone, …).
Ha pubblicato anche sulla rivista internazionale del notariato: Le Gnomon di Parigi. (E questo fa capire la considerazione che il dott. Papale gode ben lontano dal territorio locale).
Per la sua città (Borgomanero), assommando i diversi committenti (Comune, Parrocchia, Fondazione Marazza, associazioni varie) i titoli superano la sessantina.
La storia di molti comuni, associazioni e parrocchie della zona è diventata materia prima per i suoi studi. Ne cito alcuni: Ghemme, San Maurizio d’Opaglio, Soriso, Gozzano, Bugnate, Fontaneto d’Agogna, Prato Sesia, Briga Novarese, e l’elenco potrebbe continuare.
Alfredo Papale è persona schiva, non ama mettersi in mostra, anche quando è lui il protagonista della situazione, per questo da taluni è considerato “inavvicinabile” un po’ “orso”. Nulla di più errato. E’ persona assai disponibile alla collaborazione, è sicuramente un generoso nell’offrire il suo sapere. Prova ne è che non ha una pubblicazione, intendo dire un libro, a suo nome, ossia autore esclusivo. E’ un atteggiamento del suo carattere profondamente democratico, che ama condividere le attività con altri. E di interventi su volumi monografici ne conta parecchi: Momo, Alzo e Pella, Ornavasso, la Provincia di Novara (identità rurale). Così in atti di convegni (cito i più recenti): Carcoforo, in Valsesia, Miasino, Sacro Monte d’Orta.
Conferenze, interventi a convegni, lezioni, (mi piace ricordare la sua ventennale presenza al corso di storia locale all’Università della terza età a Omega), corsi universitari (cito quello di biblioteconomia all’Università di Cosenza) assommano ad oltre 500 discorsi.
La mole di pubblicazioni e di “lezioni” svolta da Alfredo Papale è veramente enorme, anche perché realizzata in orario extra lavoro, in quanto la sua attività primaria era l’impiego alla Dinamo e poi all’Enel.

Allora è da considerare anche la gratuità del suo impegno nell’attività culturale, che ha così a lungo coltivata e messo a disposizione di tutti.
In questi ultimi anni si è appassionato (sviluppando una sua inclinazione all’immagine) alla fotografia e ancor più alle macchine fotografiche, che usa a seconda della necessità di ripresa.
Gli interessi culturali di Alfredo Papale spaziano anche in campi molto lontano dagli archivi per soffermarsi sulle mense d’antan, non disdegnando di essere socio della Confraternita del tapulone, e studioso appassionato delle tradizioni popolari: scoperta dell’origine della maschera della Sciora Togna, protagonista della Festa dell’uva a Borgomanero.
Merito indiscusso di Alfredo Papale è stato, e credo sia anche la ragione dell’attribuzione del premio, aver dimostrato la validità dello studio della storia locale, non già storia localistica per la gloria del paese o del personaggio che si è distinto in qualche attività.
Anche gli studi universitari sono indirizzati ad avere come materia prima su cui riflettere le carte d’archivio delle comunità del territorio della provincia. La sua tesi di laurea con la prof.ssa Giliola Soldi Rondinini ne certifica l’intenzione: Borgomanero nel XII secolo, pergamene inedite.
Da qualche tempo, Alfredo dice che non vuole più scrivere, non gli interessano i documenti, sta addirittura regalando libri ad amici e biblioteche. Ma la passione della ricerca, dell’indagine, del trovare il bandolo di una storia è incancellabile, insopprimibile. Così per accondiscendere ad una richiesta di indagare, via internet, su un disperso in Russia, durante la seconda guerra mondiale, gli si è aperto un campo di indagine immenso. Con un lavoro paziente sta censendo tutti gli Alpini caduti nella prima guerra mondiale (1915-18) del distretto di Novara, che comprendeva la provincia “storica” e la Valsesia. Oltre 1.200 nomi che daranno un volto a quei giovani, per lo più dimenticati dalla storia. Consentirà di disegnare una mappa del sacrificio di ogni comunità. Senza dubbio, Alfredo Papale ha smentito la pessimistica affermazione di chi ha scritto che “gli scrittori di storie locali non avevano inchiostro, nei loro calamai, per la piccola gente”.

Uno speciale riconoscimento è stato attribuito alla rivista “La Serpe”, curata dall'Associazione Medici Scrittori Italiani, in occasione dei suoi sessant'anni di attività. La motivazione: "Sessant’anni di vita, ma La Serpe con immutata originalità ed entusiasmo continua ad essere la poliedrica voce dei medici che scrivono diffondendo i suoi valori culturali, sempre nel segno di Esculapio”.

L’AMSI è nata da un' idea del chirurgo Achille Mario Dogliotti di Torino; realizzata dallo stomatologo Nello Falomo, alla fine del 1951. Ne fecero parte grandi uomini, medici e scrittori, tra i quali Spallicci, Tumiati, Levi, Tobino, Bronda, Rosanigo. L’AMSI ha compiuto da poco i 60 anni e come ci ricorda Nora Rosanigo,
presidente onorario, "È un avvenimento speciale perché raramente un’associazione riesce a vivere così a lungo, così bene, così stimata, così nobile; e nella speranza che prosegua il suo fantastico viaggio".
Nel 1952 esce il primo numero de “La Serpe”, ideata, creata, diretta da Corrado Tumiati, noto psichiatra e Premio Viareggio per la letteratura 1936 con il libro “I tetti rossi”. Scopo dell'associazione è quello di far conoscere gli scrittori medici italiani, contribuire alla diffusione delle loro opere.
Ora ne sono direttore responsabile Mario Rosario Avellino e direttore editoriale Nicola Avellino, presidente anche dell’AMSI, presente in sala con due consiglieri, Patrizia Valpiani e Gianfranco Brini.
Andrea Gherardini ha letto un articolo di Gian Vincenzo Omodei Zorini, “Alla ricerca di un nuovo umanesimo”, scritto in occasione del Congresso UMEM del 1988, scelto dal dott. Avellino.
Ci fa piacere ricordare che Gian Vincenzo, come medico-scrittore, ha scritto numerosi articoli per La Serpe ed era membro del Consiglio dell’AMSI e vice presidente dell’UMEM (Union Mondiale des Écrivains Médécins) alla quale l’AMSI è affiliata.

SEZIONE GIORNALISTI (articoli o inchieste, in lingua italiana - pubblicati su quotidiani o periodici - che evidenzino attraverso interviste, recensioni o commenti, qualche aspetto significativo della società moderna)
1° Patrizia Vindigni di Ragusa - “Donne stuprate, perseguitate, uccise” pubblicato dalla testata on-line Stampa critica.it
Motivazione della giuria: "Con stile essenziale e asciutto e forte emotività trasmette la drammatica condizione delle donne costrette a subire violenze in una società che ancora fatica ad accettare emancipazione e femminilità".Patrizia scrive da quando ha imparato a leggere, lo fa a volte con fatica, a volte emozionandosi in modo talmente intenso da dover aspettare che si calmino i pensieri prima di trasferirli su carta. Scrive per un suo piacere personale, e a volte sposa qualche causa in difesa del diritto alla libertà di stampa e del diritto di essere tv antimafia. Ora scrive e si occupa della redazione di Stampa critica, un giornale indipendente on-line.
2° Caterina Aletti di Rocca Imperiale (CS) - “La provincia del lavoro e della fatica pubblicato dalla rivista “Orizzonti”


Caterina Aletti si laurea in Sociologia alla «Sapienza» di Roma nel 2005. È giornalista pubblicista dal 2002. Nel 2007 riprende l’attività giornalistica con la rivista letteraria Orizzonti con cui aveva già collaborato dal 1997 al 2002, assumendone il ruolo di direttore responsabile. È editor, critico letterario e attualmente, si occupa anche di comunicazione, curando le Pagine Fan di Facebook della rivista Orizzonti, del sito Parole in fuga e della Aletti Editore
3° Ignazio Spadaro di Ispica (RG) - “L’urlo degli innocenti pubblicato da Talè, la fortunata rivista di approfondimento edita e diffusa nella Sicilia orientale
Ignazio Spadaro è iscritto al IV anno del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Catania. Inizia a scrivere nel 2004 per “L’Immaginario” occupandosi prevalentemente di politica e cronaca locali, è tra i primi a denunciare il fenomeno dell’erosione marina nella Sicilia sudorientale.
Dopo l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti, nel 2008, accetta di collaborare con la rivista “Archè”, a diffusione interprovinciale. Nel 2010 approda a “Talè”. Attualmente, esercita la professione come freelance e come corrispondente del periodico d’informazione “Il Gazzettino del Sudest”.

Un premio speciale è stato consegnato al giornalista Gianfranco Capra di Novara, “Testimone del tempo e della vita cittadina, scandaglia personaggi, luoghi e situazioni tra difetti e virtù”.
Gianfranco Capra, giornalista pubblicista dal 1966 è in attività giornalistica dal 1950 come direttore di giornali giovanili, è stato redattore per 20 anni del "Corriere di Novara" e collaboratore per 10 anni di "Tuttosport". Ha pubblicato su molti giornali e riviste novaresi e non solo. A partire dal 1986 si è dedicato completamente alla scrittura organizzata pubblicando, sotto diverse etichette, 63 fra libri e quaderni Collabora anche alla rivista mensile "Sestante" e alla rivista mensile "Novara E'...." - Ha vinto numerosi premi.
Intervento di Gianfranco Quaglia, presidente della sezione giornalistica:
"In tempi di trionfi dell’immagine, dell’infografica e dei talk show, la forza asciutta della parola scritta utilizzata come strumento per incidere nelle coscienze distratte o obnubilate dal bombardamento quotidiano di una informazione-spettacolo, prorompe con grande efficacia dagli articoli premiati dalla giuria che ha esaminato gli elaborati in concorso per la sezione giornalisti del Premio Arona. I tre autori, uno diverso dall’altro nello stile, in realtà sono accomunati dalla stessa passione e dalla volontà di approfondimento, caratteristiche sempre meno esplorate da un giornalismo che punta più sulla divulgazione della notizia a effetto invece di soffermarsi a scandagliare fra le pieghe e i risvolti, fondamentali che restituiscono dignità alla cronaca e allo scorrere dalla vita quotidiana. Il «taglio» dato agli articoli ritenuti degni di riconoscimento dimostra che la buona informazione è possibile. E anche quando si argomenta su temi scottanti e ripugnanti, come la violenza subita da una donna, chi ha qualità professionali e sensibilità riesce a trasmettere con il racconto anche i sentimenti della vittima, senza peraltro scalfire il suo intimo. L’edizione 2012 della sezione giornalisti del Premio ha estrapolato tutto ciò, a dimostrazione che esiste ancora, nel controverso mondo dell’informazione, una realtà di talenti da scoprire".

SEZIONE EDITI (volume a stampa di poesie, tema libero, in lingua italiana, aperta a tutti)

1° Rodolfo Vettorello di Milano - “L’ipotesi che siamo”
Motivazione della giuria: "È un poeta. Qualunque cosa canti, momenti di vita, amore, paesaggi, nei versi di classico rigore diventa emozione".
Rodolfo Vettorello, nato a Castelbaldo in provincia di Padova vive a Milano dal 1960. Laureato in architettura al Politecnico di Milano con Gio Ponti ed Ernesto Nathan Rogers nel 1962, ha operato nel settore pubblico e poi nella libera professione. Ha vinto numerosi Concorsi e Premi Editoriali. Ha pubblicato numerose raccolte e compare spesso in siti letterari per cercare il confronto con amici con la medesima passione per la scrittura. Nel 2010 al suo libro "Arcobaleni" è stato conferito dal Premio Città di Arona Gian Vincenzo Omodei Zorini il primo premio per la poesia.
Andrea Gherardini, accompagnato dal commento musicale di Marino Mora, legge una delle poesie di Rodolfo Vettorello, “La pagina finale”.
2° Maria Froncillo di Messina - “Prigioniera dell’isola”
3° ex aequo Franca Marianni di Novara - “Oltre il segnale” e Filippo De Angelis di Venafro (IS) - “E non è mai troppo lungo il giorno”
Altri finalisti: Mirella Genovese di Barcellona P.G. ( ME), Cosimo Rotolo di Gallipoli (LE), Claudia Piccinino di Castelmaggiore (BO), Rita Imperatori di Ponte S. Giovanni (PG)

SEZIONE GIOVANI (nati tra il 1985 e il 1992. Brano inedito di narrativa, tema libero, in lingua italiana)
1° Valentina De Luca di Mormanno (CS) - “Le mie mani nelle tue”
Motivazione della giuria: "Un soliloquio intimo, un addio alla vita trascorsa, condotto con finezza psicologica fino alla commovente conclusione". Valentina, nata in Calabria, ha iniziato a scrivere racconti all’età di dieci anni, più tardi ha iniziato a scrivere anche poesie. Si è laureata in Lettere Moderne e nel dicembre 2011 ha conseguito la laurea magistrale in Filologia Moderna presso l’Università della Calabria. Affascinata dalla letteratura contemporanea, nella quale si sono specializzati i suoi studi, ha sempre dato molta importanza alla lettura.
Andrea Gherardini della Compagnia Stabile del Verbano Cusio Ossola diretta da Alessandro Marchetti ha letto il racconto, accompagnato dal commento musicale alla tastiera del maestro Marino Mora, docente di pianoforte e coordinatore del corso musicale all'istituto comprensivo Giovanni XXIII di Arona.
Ai giovani la giuria ha attribuito solo un meritato primo premio. Specchio dei tempi si rivela sempre la loro penna, la penna dei giovani, che in questo momento, come in altri nel passato, sottolinea il loro profondo disagio, povertà di valori, incertezza e forse anche timore per il loro domani

Il comitato dei lettori presieduto da Simona Prone ha selezionato l’edito di poesia; Gianfranco Quaglia ha presieduto la giuria giornalistica della quale hanno fatto parte Alessandra Comazzi, presidente dell’Associazione Stampa Subalpina di Torino, critico televisivo, e lo scrittore-giornalista Benito Mazzi; Sergio Marengo, medico svizzero, ha presieduto la giuria edito ed inedito.

Infine una poesia scritta per l'occasione dalla moglie di un medico francese sempre presente al premio, ora molto ammalata, "J’ai tendu mes mains".